
I GIOVANI E IL DISAGIO, NON È TUTTA COLPA DEL CORONAVIRUS (Mariaelena)
Tanta energia, organizzazione, un pizzico di ottimismo e un salto oltre la siepe. Questa la ricetta di Mauro Tosi, dirigente scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore “Marie Curie” di Savignano per affrontare il mal di pandemia.
"Preside, negli ultimi mesi siamo venuti a conoscenza di fatti sempre più numerosi che segnalano un disagio giovanile. Episodi di teppismo da parte di bande di adolescenti, tentativi di suicidio di giovani e giovanissimi, il fenomeno degli hikikomori. Dal suo punto di vista è un fenomeno nuovo o fa parte del normale processo di crescita?"
Siamo davanti a un disagio psico-sociale accentuato dal Covid. Il disagio giovanile è un fronte di impegno di ogni sistema scolastico. Il disagio associato al Covid è un fattore nuovo perché nuova è la situazione oggettiva. Le limitazioni che ci ha imposto la pandemia intervengono sulla socialità in senso vasto, sport, tempo libero, semplice socializzazione… Le conseguenze di queste limitazioni alla libertà personale e a tutto ciò che è relazione qui al Marie Curie, sono ricadute sia sulla didattica “ordinaria” sia su quella dedicata ai ragazzi con bisogni educativi speciali (Bes), ovvero portatori di handicap più o meno gravi e studenti con disturbi di apprendimento ma anche con disagio psicologico. Parliamo di 48 giovani portatori di handicap e 170 con Dsa. Per accogliere i loro bisogni, abbiamo mantenuto l’attività didattica in presenza, sempre, in qualunque periodo della fase pandemica.
Siamo consapevoli che la scuola è un elemento chiave all’interno di questo contesto. Nel sistema scolastico però il rigore che dobbiamo tenere e sul quale siamo impegnati da luglio scorso, consente una prevenzione efficace.
Sottolineo che i nostri allievi sono stati molto responsabili, tutti i ragazzi si sono resi conto della necessità di esserlo. Questo ci ha permesso di gestire la situazione e non ci sono stati casi di ribellione o mancata attenzione.
Le classi in didattica “ordinaria” sono state accolte a scuola con l’alternanza al 50 per cento in presenza, a cadenza settimanale. Per quanto possibile inoltre abbiamo favorito in orario pomeridiano la presenza effettiva degli studenti, grazie ai Pcto, Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (l’ex alternanza scuola lavoro). Non potendo svolgere stage in azienda, la scuola organizza molte attività laboratoriali, anche con insegnanti esterni. Si tratta di progetti informatici, linguistici e progetti di recupero e supporto disciplinare (ben 200 ore). A questi si aggiungono poi progetti di orientamento al diploma, per le quinte. Il bar è aperto, questo aiuta, piace molto.
Quest’anno è stato incentivato come ore e possibilità operative lo “sportello psicologo” che in effetti è stato molto utilizzato.
Lo psicologo attivo allo sportello ha rilevato il fatto che i ragazzi subiscono la mancanza di relazioni e di rapporto sociale. Nella nostra scuola, come già detto, non si sono verificati episodi tali da richiedere interventi disciplinari. Ma, lo dico sempre, il Covid va alla testa. Non è solo una questione medica o virologa, ma incide sui comportamenti, evidenzia o estremizza le potenzialità negative o positive di ciascuno di noi.
Sia negli adulti che nei giovani, aspetti che restano latenti in condizioni ordinarie possono essere scatenati dal Covid nella loro gravità. Faccio un esempio. I docenti lamentano la fatica di far seguire le lezioni, i ragazzi tendono a inventarsi scuse per evitare la presenza davanti allo schermo. La didattica a distanza è difficile e noi cerchiamo per questo motivo e in tutti i modi di favorire attività in presenza pomeridiana. Abbiamo attivato anche i gruppi di ascolto, che funzionano come una sorta di doposcuola, per recuperare parzialmente il tasso di socialità.
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"La scuola è in molti casi e molto a lungo l’unico contatto che i giovani hanno con il mondo esterno. Questo ha cambiato e come il ruolo e i compiti di dirigenti, docenti e personale?"
Il Covid ha rivoluzionato il sistema di lavoro di tutti. Intanto la didattica a distanza, che utilizza costantemente in modo sincrono gli strumenti per le lezioni ordinarie. Di fatto, a parte la presenza del docente, il 50 per cento dei ragazzi sta in aula e il resto segue la lezione da casa, in modalità sincrona. Ciò avviene con video lezioni tramite Lim, webcam e attrezzature varie. Gli investimenti da luglio sono stati fatti, c’è stata una vera rivoluzione tecnologica, con corsi di aggiornamento per i docenti.
Questo non comporta solo una maggiore consapevolezza tecnologica. Siamo di fronte a un cambiamento di modalità forzato che induce un modo diverso di fare lezione. Devi trovare strumenti diversi sia per la valutazione che per la gestione delle prove, diversificandole nel tempo. E anche per quanto riguarda i laboratori, non é la stessa cosa fare un esperimento in laboratorio e farlo vedere a casa attraverso un video.
Poi c’è tutta la partita della gestione delle quarantene, dei cambi continui di orario, dell’attività di contact tracing, ovvero del tracciamento del contagio, della sanificazione. La gestione di tutto questo comprende la presenza di 130 docenti, supplenti compresi, e 41 unità di personale Ata, parte del quale lavora in smart working. Quest’anno abbiamo assunto qualche persona in più, dovendo potenziare la sorveglianza sui cinque ingressi attivati e sulle sedi dislocate in spazi comunali grazie al Patto siglato con l’Amministrazione che ci ha fornito alcuni locali.
"Quali sono le tre cose di cui ha più bisogno in questo momento un dirigente per dare il meglio alla sua comunità scolastica?"
Tanta energia – da luglio non ci siamo ancora fermati - facendo però leva sulla serenità. Il ruolo del dirigente è quello di mettere impegno e responsabilità nei propri compiti. Dobbiamo essere dei riduttori di ansia. Assumere responsabilità di fronte agli imprevisti, risolvere i problemi e mantenere una serenità e operatività di fondo. Soprattutto dobbiamo dare una prospettiva, una vision, che superi i confini temporali dell’emergenza Covid.
Come si fa?
Intanto darsi una impostazione mentale. Poi circondarsi di uno staff collaborativo, docenti motivati capaci e responsabili, preparati, che fortunatamente posso dire di avere. Dico preparati nel senso di collaborativi, che sappiano dialogare, in modo paritario sui problemi per trovare soluzioni migliori, uno staff che fa sistema. Poi un corpo docente e personale Ata motivato e orientato alle strategie, disponibile ad aggiornarsi e con pazienza ad affrontare le limitazioni sul piano didattico. Anche il personale Ata viene coinvolto nella gestione.
Io auspico scelte politiche più stabili sul fronte dell’istruzione, dietro cui ci sono i giovani, perno fondamentale della società. Se investiamo nell’istruzione - che non vuol dire pagare di più il personale o il dirigente ma significa fare investimenti ampi nel settore - allora ci stiamo muovendo in una prospettiva che supera, anche mentalmente, gli ostacoli temporali imposti dal Covid, per guardare oltre la siepe e vedere il futuro. Io ho investito nella nostra scuola, con una prospettiva di almeno due anni, attivandomi per realizzare nuovi laboratori e avere tecnologie avanzate.
I ragazzi devono pensare al dopo pandemia, sapere che ne possono uscire, e noi con loro.