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RITORNIAMO A SOGNARE (Maria)

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"Ritorniamo a sognare" (ed. Piemme) è il libro in cui il Papa, conversando con lo scrittore e giornalista britannico Austen Ivereigh, riflette sulla pandemia: una crisi che "sembra unica" perché globale, ma è solo "più visibile" di altri drammi che continuano a ferire l'umanità.

 

Il mondo non è fatto una volta per sempre: la creazione è un processo dinamico, in cui gli esseri umani non sono spettatori passivi ma “cocreatori”.

 Il presente e il futuro post-virus sono una nostra scelta, come individui e come comunità. Dio, però, non ci lascia soli e ­– sottolinea il Papa ­– continua a rivolgerci la stessa esortazione fatta a Isaia: 

«Vieni e discutiamo. Mettiamoci a sognare».

    

Lettura di alcuni Brani del Libro di PAPA FRANCESCO

Le 3 Situazioni Covid della mia vita

 

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Il Papa si sofferma sull’attualità ferita in cui il Covid rappresenta il «momento Noè», «purché quando troveremo l’Arca»,  «sarà necessario evitare la tentazione dei circoli dei puri e delle barricate». La via è «camminare insieme». Urge una conversione sinodale, fuori e dentro la Chiesa.

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Per questo motivo, sottolinea ancora Francesco, «un cristiano difenderà i diritti e le libertà individuali, ma non potrà mai essere un individualista. Un cristiano amerà e servirà il suo paese con sentimento patriottico, ma non può essere un mero nazionalista».

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Il Papa ricorda, con passaggi toccanti, l’incontro con i càrtonèros, gli uomini e i ragazzi che soprattutto di notte vagavano per le strade di Buenos Aires alla ricerca di cartone e di altro materiale da rivendere. Francesco spiega che «i càrtonèros sono l’esempio di un popolo che nella periferia si organizza per sopravvivere e dà mostra di quella dignità che è il tratto distintivo dei movimenti popolari. 

Quando gli scartati si associano non dietro un’ideologia o per ottenere potere, ma  per ottenere l’accesso alle tre realtà che definiscono una vita dignitosa — terra, casa, lavoro — possiamo dire che qui c’è un segno, una promessa, una profezia».

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Da qui la riflessione passa ai temi economici e alla dignità del lavoro.  «Che futuro avremo quando il 40 o il 50 per cento dei giovani sarà senza lavoro, come già avviene in alcuni paesi?», si domanda il Papa, per il quale occorre garantire che «il lavoro non sia soltanto un modo per guadagnare denaro, ma anche per esprimersi, partecipare e costruire il bene comune». Anzi, «dobbiamo andare oltre l’idea che il lavoro di chi bada a un familiare o di una madre a tempo pieno o di un volontario in un progetto sociale che assiste centinaia di bambini, non sia un lavoro perché non riceve un salario».

 

Inoltre Papa Francesco ha rivolto «un appello a favore di una “ecologia integrale”, un’ecologia che va molto oltre la cura della natura; avere riguardo gli uni per gli altri come creature di un Dio che ci ama, con tutto ciò che ne segue». In altre parole,  spiega il Papa, «se pensi che l’aborto, l’eutanasia e la pena di morte siano accettabili, al tuo cuore riuscirà difficile preoccuparsi dell’inquinamento dei fiumi e della distruzione delle foreste. E lo stesso dicasi del contrario».

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«Forse ci domandiamo: e ora che cosa dovrei fare? Che posto potrei avere in questo futuro, e come faccio per renderlo possibile?». La risposta di Francesco è esigente e, al contempo, carica di fiducia nell’essere umano:

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«Dal labirinto si viene fuori solo in due modi: verso l’alto, decentrandoti e trascendendo,    o lasciandoti guidare dal filo di Arianna».

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Quest’ultimo è lo Spirito che ci chiama fuori da noi stessi  attraverso gli altri ­– Francesco lo chiama, citando Chesterton,   «strappo» ­-. 

«Quando senti lo strappo, fermati e prega. Leggi il Vangelo, se sei cristiano. O fai spazio dentro di te e ascolta. Apriti… decentrati… trascendi. E poi agisci. Chiama; vai a vedere; offri il tuo servizio. Di’ che non sai niente di quello che fanno, ma che forse puoi dare una mano. Di’ che vorresti contribuire a far parte di un mondo diverso e hai pensato che quello potrebbe essere un buon punto di partenza».

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