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QUARESIMA, QUARANTENA E FEDE (Don Pedro)

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Quaranta giorni per prepararci alla Pasqua

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Quaranta, come gli anni che il popolo di Israele trascorse nel deserto e come i giorni che Gesù passò nel deserto.

Quaranta giorni per vivere la preghiera, il digiuno e la carità: tre armi "terapeutiche" che Gesù ci ha dato, non come regole o precetti da osservare pedissequamente, pena l'esclusione dal numero degli eletti, ma come vere medicine per ciascuno di noi. La Quaresima, infatti, non è altro che un percorso di guarigione, una guarigione spirituale per vivere appieno il mistero pasquale, una cura per l'anima. In un momento di emergenza globale legata alla diffusione del coronavirus, tra eccessivi allarmismi e incredulità, la parola più sentita è "quarantena", termine strettamente correlato alla "Quaresima", perché si riferisce a un determinato numero di giorni (cioè, quaranta) in cui è necessario mantenere prudenza e precauzioni particolari, ritirarsi dal mondo e dalla società per evitare infezioni e la diffusione del virus. La Quaresima è un tempo propizio per la conversione, un tempo per il pentimento, il digiuno, la preghiera e l'assistenza agli altri, soprattutto ai più bisognosi. È anche la preparazione alla grande festa della Pasqua. Il calendario liturgico della Chiesa cattolica inizia il mercoledì delle ceneri e termina prima della messa della cena del Signore, il giovedì santo.

Il colore liturgico predominante è il viola, che rappresenta il lutto, la penitenza, ma anche l’attesa e la speranza, secondo la conversione spirituale che implica un cambio di vita. Cristo ci invita a pensare per ridare spazio al nostro rapporto con Dio che è pienezza di vita. La Chiesa ci sollecita a vivere la Quaresima come un cammino verso Gesù Cristo, ascoltando la Parola, pregando, condividendo con gli altri e compiendo buone opere. Ci esorta a vivere una serie di atteggiamenti cristiani che ci aiutino a diventare più simili a Gesù Cristo, poiché, a causa dell'azione del nostro peccato, ci allontaniamo da Dio.

Nel dizionario Treccani, il secondo significato della parola quarantena è il seguente: «Periodo di segregazione e di osservazione al quale vengono sottoposti persone, animali e cose ritenuti in grado di portare con sé o trattenere i germi di malattie infettive, spec. esotiche; così detto dalla durata originaria di quaranta giorni, che in passato si applicava rigorosamente soprattutto a chi (o a ciò che) proveniva per via di mare.

In tempi moderni è stato ridotto a seconda delle varie malattie, in rapporto al relativo periodo d’incubazione e alle pratiche di disinfezione».

Ma il primo significato del termine quarantena è "Quaranta giorni: inoltre, un digiuno di quaranta giorni, fatto per penitenza ». Ciò indica il collegamento semantico tra i termini quarantena e quaresima. Tra un periodo di cure per la guarigione del corpo e un tempo dedicato alla guarigione dell'anima.

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La solitudine

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Al tempo del coronavirus, quindi, la Quaresima (che dura esattamente 40 giorni) può essere intesa come una quarantena in cui il nostro cuore è sotto osservazione. Giorni di cautela e cura. Giorni di solitudine prudente e autoimposta per evitare il contatto con il mondo esterno. La solitudine aiuterà l'anima a preservarsi dal contatto con tutto ciò che è esterno a sé e, quindi, aiuterà a non distrarsi, a non disperdersi, a non guardare fuori, ma dentro di sè. Il silenzio sarà il modo migliore per l'anima di concentrarsi su se stessa, non per un egocentrismo idolatra, ma per conoscersi a fondo, prendersi cura della propria fragilità e identificare i mali che devono essere combattuti per rimettersi in cammino.

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Conoscere l'uomo interiore

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L’importante è la Salute, io dico sempre: a meno di non credere che è l’unica cosa importante! Tanto da farci dimenticare di essere fragili e finiti. Al contrario, lo stato di malattia, anche una semplice indisposizione, ci rende consapevoli della precarietà e fragilità del nostro corpo e ci induce a guardarci “dentro”. La malattia (anche il sospetto o la minaccia che rappresenta per il nostro stato di salute), rende presente il nostro corpo, lo porta in primo piano, dall'ovvio alla presenza reale, spesso ingombrante e problematica. In tal modo, la paura del contagio, ai tempi del coronavirus, ci costringe a prestare attenzione all'igiene e al contatto con il mondo esterno, dal lavarsi le mani allo starnuto ... cose e gesti a cui normalmente non prestiamo molta attenzione. Lo stesso accade con l'anima. Spesso solo una crisi, una ferita interiore, un particolare periodo di lotta, ci obbligano a guardarci nell’intimo. Fanno presente l'anima a noi stessi con la sua fragilità e natura problematica. Tutto questo, nell’assurdità del periodo che stiamo vivendo è positivo, anche l'anima, come il corpo, ha bisogno di attenzioni, cure, cibo. Il tempo della Quaresima è un'occasione propizia per guardare dentro di noi, al nostro uomo interiore, alla nostra anima. Un sano ritorno a se stessi, che non deve essere confuso con un atteggiamento egoistico (un'esagerata considerazione di sé narcisistica) o un egocentrismo ("Eccessiva adorazione, o amore di sé"). Piuttosto, è un esercizio destinato a riacquistare la consapevolezza di non essere solo un corpo, è rendersi conto che il nostro uomo esteriore è inseparabilmente legato all'uomo interiore, l'uomo terreno all'uomo celeste.

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Cura per "l’uomo interiore"

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Il virus che la Quaresima vuole estirpare dall'anima è il peccato. Infatti, se tutti sperimentiamo l'essere schiavi del peccato, Gesù Cristo viene per renderci liberi. Il Suo trionfo sul peccato sarà suggellato con la Sua morte e Risurrezione, durante la Notte Santa, in cui avverrà il passaggio (pesach, Pasqua) dalla morte alla vita. E la mattina di Pasqua, la luce del Risorto illuminerà le nostre tenebre. Per il popolo ebraico, uno dei riti più importanti con cui si prepara la Pasqua è la ricerca del jametz (lievito): per obbedire al precetto biblico (Esodo 13), tutte le famiglie ebree, a lume di candela, passano dalle loro case per eliminare scrupolosamente qualsiasi traccia di "lievito", proibito durante i sette giorni di Pasqua. La ricerca del jametz, di notte a lume di candela, è il segno che Israele è disposto a far luce sull'oscurità della sua anima per eliminare ogni traccia del male presente in lei. "L'anima dell'uomo è come una luce del Signore, che esamina tutte le stanze del cuore" (Prov. 20, 25). La ricerca del jametz ha un significato molto profondo: è la ricerca di se stessi. Significa portare alla luce ciò che rappresenta l'idolatria che ci separa da Dio e rinunciarvi, per guarire e tornare, con cuore nuovo, alle fonti di Vita.

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Informazioni affidabili e poco affidabili

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Uno dei problemi legati all'emergenza Covid è la giungla di informazioni (ufficiali e non ufficiali) sul suo pericolo, la sua diffusione e le misure che devono essere prese per prevenire le infezioni. Allo stesso modo, può essere evidenziato un problema di informazione sulle malattie dell'anima, sulla necessità di prevenzione e cura che richiede. Molte delle più grandi eresie e deviazioni dottrinali sono nate a causa di un malinteso sulle potenzialità e le debolezze dell'anima. L'eccessivo ottimismo e il suo opposto (pessimismo) non hanno mai portato beneficio. Recentemente si è parlato di neo-pelagianesimo e neo-gnosticismo, dottrine che ingannano l'uomo sulla sua salvezza. Se da un lato Lutero affermava con estremo pessimismo che l'uomo era schiavo delle passioni e incapace di trovare redenzione per se stesso (un albero marcio non può desiderare né fare altro che il male), oggi al contrario, un eccessivo ottimismo tende a considerarlo capace di raggiungere, con le proprie forze, il suo massimo appagamento. Si parla infatti del principio di autodeterminazione come principio fondamentale a cui fare riferimento. Da parte sua, la Chiesa ha sempre affermato con chiarezza che l'uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, ferito dal peccato e redento per grazia. La vita spirituale è una lotta costante per ritrovare la somiglianza iniziale con il Creatore.

Tornare a noi stessi, scrutare nel profondo della nostra anima, riconoscere il nostro peccato e combatterlo, riscoprire la forza del nostro battesimo e rinascere a Pasqua:

 

questa è l'opportunità che ci offre la Quaresima,

 

una quarantena per l'anima che non possiamo rifiutare.

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